PROGRAMMA
9:30 Registrazione dei partecipanti. 10:00 Saluti della Dirigente Scolastica dott.ssa Mariella Centurione e introduzione ai lavori. 10:30 Inizio delle relazioni. Relatori: - Dott.ssa Anna PAOLELLA, Processi e prospettive formative per l’etica del genere umano. Il neoumanesimo del terzo millennio. (Pedagogista e formatrice) - Dott.ssa Rosa UCCI, Com-prendere il cambiamento: la forza dell’uomo creativo nel tempo delle incertezze. (Psicologa, psicoterapeuta) - Don Cristiano MARCUCCI, Camminare sul fil di lama. La luce interiore come guida alla felicità. (Sacerdote, Presidente UCIPEM Pescara) Modera: - Prof.ssa Claudia PIRONE (Presidente Associazione Gaiamente) Intermezzi musicali a cura di Rogerio Celestino. Letture espressive animate da Valerio Lannutti e Giulia Di Nicola. 12:00 Dibattito e conclusione. |
Cosa ci rende veramente umani? E che senso ha porsi questa domanda oggi?
Da sempre sono stati costruiti miti, sistemi di pensiero filosofici e religiosi, avanzate ipotesi di natura scientifica per spiegare l'origine (Da dove vengo?) e il fine ultimo dell'uomo (Dove sono diretto?), rivelando, così, il bisogno profondo di fare luce su un'unica domanda: Io chi sono?
Interrogativo antico, dunque, ma sempre attuale, rispetto al quale, però, ci sembra che il nostro tempo complesso e caotico abbia la tendenza all'evitamento, perché richiede una serietà, una profondità, un senso critico che non vanno nella direzione di quello stordimento causato da una società dove si impongono ritmi produttivi e si vive in modo accelerato.
Immerso in un mondo in cui tutto cambia velocemente, in cui il sovraccarico di stimoli confonde e disorienta, l'uomo, spesso privo degli strumenti per comprendere la realtà, ha relegato nell'oblio la ricerca di un senso da dare alla propria esistenza. Alienato dalla forza creativa che lo caratterizza, l’individuo diventa spettatore passivo dello scorrere di un tempo vuoto, in cui non c'è spazio per ascoltare la voce dei desideri e si naviga confusi, in un malessere a cui non si riesce a dare un nome.
Nello scenario che ne consegue, si assiste ad una crescita esponenziale del disagio psicologico e sociale, che riflette ed insieme espone ad una graduale decadenza culturale.
Si aggiunga che gli adulti di un domani molto prossimo sono i “nativi digitali”, abituati ad assimilare il mondo per simultaneità, disabituati alla riflessività e difficili alla concentrazione, con tutti i rischi che a livello evolutivo questo sembrerebbe comportare per il genere umano, stando ai recenti studi eziogenetici e neuroscientifici.
Per tutte queste ragioni, sempre più urgente si fa la costruzione di uno spazio e di un tempo più accoglienti, che contemplino la possibilità di prendersi cura di sé e dell'altro, dove si possa ritrovare la bellezza del vivere e riappropriarsi della libertà di essere felici.
Da sempre sono stati costruiti miti, sistemi di pensiero filosofici e religiosi, avanzate ipotesi di natura scientifica per spiegare l'origine (Da dove vengo?) e il fine ultimo dell'uomo (Dove sono diretto?), rivelando, così, il bisogno profondo di fare luce su un'unica domanda: Io chi sono?
Interrogativo antico, dunque, ma sempre attuale, rispetto al quale, però, ci sembra che il nostro tempo complesso e caotico abbia la tendenza all'evitamento, perché richiede una serietà, una profondità, un senso critico che non vanno nella direzione di quello stordimento causato da una società dove si impongono ritmi produttivi e si vive in modo accelerato.
Immerso in un mondo in cui tutto cambia velocemente, in cui il sovraccarico di stimoli confonde e disorienta, l'uomo, spesso privo degli strumenti per comprendere la realtà, ha relegato nell'oblio la ricerca di un senso da dare alla propria esistenza. Alienato dalla forza creativa che lo caratterizza, l’individuo diventa spettatore passivo dello scorrere di un tempo vuoto, in cui non c'è spazio per ascoltare la voce dei desideri e si naviga confusi, in un malessere a cui non si riesce a dare un nome.
Nello scenario che ne consegue, si assiste ad una crescita esponenziale del disagio psicologico e sociale, che riflette ed insieme espone ad una graduale decadenza culturale.
Si aggiunga che gli adulti di un domani molto prossimo sono i “nativi digitali”, abituati ad assimilare il mondo per simultaneità, disabituati alla riflessività e difficili alla concentrazione, con tutti i rischi che a livello evolutivo questo sembrerebbe comportare per il genere umano, stando ai recenti studi eziogenetici e neuroscientifici.
Per tutte queste ragioni, sempre più urgente si fa la costruzione di uno spazio e di un tempo più accoglienti, che contemplino la possibilità di prendersi cura di sé e dell'altro, dove si possa ritrovare la bellezza del vivere e riappropriarsi della libertà di essere felici.